Associazione Sentiero Rosso ONLUS

Dal 1999 a fianco dei Nativi Americani

Viaggi nelle riserve dei nativi americani: programmi ed itinerari futuri

Dal 1999 nelle riserve indiane. Vieni con noi nelle riserve per aiutare i lakota, gli apache, i navajo, gli hopi, gli zuni, i cherokee ecc. a preservare la loro cultura, le loro cerimonie, la loro storia. 

 

Segui questa pagina per gli aggornamenti sui viaggi nelle riserve degli indiani d'America per il 2020

Luoghi e Località

Alcuni luoghi ed alcune località che solitamente visitiamo durante i nostri viaggi annuali nelle riserve dei nativi americani.

Libri

Sezione dedicata ai libri, soprattutto scritti da ragazzi  "freelance"

Richard Giago

Un grande artista, Oglala, che insegna ai ragazzi come fabbricare ed usare gli archi tradizionali, acquistabili da tutti.

The Quilt Maker

Le meravigliole coperte lakota fatte da Carol, che potete acquistare da lei direttamente.

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suanne big crow, riserva di pine ridge

SUANNE BIG CROW, PINE RIDGE INDIAN RESERVATION


Nell'autunno del 1988, la squadra giovanile di basket femminile "Pine Ridge Lady Thorpes" ando' a Lead, nel Sud Dakota, per giocare una partita. La quattordicenne SuAnn Grande Corvo era titolare di un posto in squadra, e gia' considerata una grande promessa per lo sport. Le ragazze del team di Pine Ridge erano tutte native americane. Mentre si preparavano nellospogliatoio, il rumoreggiare dei tifosi locali le raggiungeva distintamente:urlavano a mo' di scherno false "grida di guerra" indiane. Il protocollo prevedeva che prima della gara la squadra ospite, in fila, corresse sul campo, facesse qualche tiro a canestro e poi si sedesse sulle proprie panchine. Le ospitanti avrebbero fatto lo stesso dopo di loro, e poi la partita sarebbe cominciata. Di solito le Thorpes entravano allineandosi per altezza, con la piu' alta a guidare il gruppo. Percio' sarebbe toccato a Doni De Cory entrare per prima, ma mentre la squadra, passata nell'atrio, stava per fare il suo ingresso, i clamori divennero piu' forti. Ora, dalla porta dell'atrio, le ragazze potevano vedere il pubblico: sventolando manifesti sugli aiuti alimentari federali alle riserve indiane, i tifosi urlavano "squaw" e "mangiabudella". Altri gridavano: "Dov'e' il formaggio?" sottintendendo che se le ragazze native stavano in fila era per ricevere il formaggio degli aiuti alimentari. Al baccano si era unita l'orchestrina del liceo locale, che battendo i tamburi simulava una musica indiana.
Doni si giro' verso le sue compagne e disse: "Non posso affrontare questo.
Non ce la faccio". SuAnne si offri' di prendere il suo posto. Era cosi' impaziente di farlo che la sua amica si insospetti': "Per favore, non metterci in imbarazzo". E SuAnne rispose sorridendo: 'Non lo faro'". A questo punto Doni le passo' la palla e SuAnne Grande Corvo si mise in testa alla fila. Entro' per prima, palleggiando, con le compagne che correvano dietro a lei. Sugli spalti, il rumore e gli insulti razzisti aumentarono ancora. SuAnne guido' il gruppo verso il centro del campo, ma invece di compiere il giro completo si fermo' la' in mezzo. Le ragazze, sorprese, urtarono l'una contro l'altra ed al termine della fila l'allenatrice Zimiga non riusciva a capire che stesse succedendo. SuAnne si giro' verso Doni De Cory e le lancio' la palla. Poi entro' nel cerchio disegnato a centrocampo, mettendosi di fronte ai tifosi urlanti. Si apri' la giacca della tuta, la tolse, se la drappeggio' addosso a mo' di scialle e comincio' a muoversi in una danza tradizionale Lakota (Oglala). SuAnne aveva imparato le danze tradizionali fin da quando era molto piccola, e aveva danzato spesso nei raduni delle riserve. La danza che scelse, la "danza dello scialle", viene fatta da gruppi di giovani donne, ed e' orgogliosa, ritmata e piena di grazia. Doni ricorda:
"Non potevo crederci. Era come se fosse ad un pow wow, avevo paura che i tifosi venissero giu' dalle gradinate. E in quella SuAnne comincio' a cantare". La ragazzina danzava e cantava in Lakota, ondeggiando avanti e indietro nel cerchio, roteando la sua giacca nell'aria come uno scialle. La folla ammutoli' di colpo.
"Tutti gli insulti, le parolacce, era come se lei le stesse rovesciando", dice ancora Doni De Cory. Nel silenzio che si era creato, solo la voce di SuAnne vibrava. La canzone Lakota riempi' lo stadio. Al termine del canto, la ragazza lascio' cadere la giacca, prese la palla da Doni e corse in cerchio sul campo palleggiando velocemente, in maniera esperta. Si slancio' sotto canestro, si libro' nell'aria e mando' a segno la palla, fra le ovazioni e gli applausi del pubblico. Le ragazze di Pine Ridge vinsero la partita, ma avevano gia' vinto quando SuAnne termino' la sua danza con quel canestro.
"Dopo la gara le relazioni fra noi e le ragazze della squadra di Lead cambiarono enormemente", racconta Doni, "Quando ci incontrammo di nuovo nei tornei il tifo era normale, e andavamo a mangiare la pizza insieme dopo la partita. Conoscemmo anche alcuni dei loro genitori. Quello che SuAnne aveva fatto non riuscivano a dimenticarlo, cambio' l'intera situazione. E
scoprimmo che fra le ragazze di Lead c'erano persone veramente in gamba".
La squadra di Pine Ridge, guidata da SuAnne che segno' il punto della vittoria, risulto' prima nel campionato di stato l'anno successivo, 1989, il solo team di basket femminile composto unicamente da native americane ad aver conseguito questo trionfo. SuAnne stabiliva record (tre campionati nazionali vinti, maggior numero di punti in una partita, maggior numero di punti in una stagione, trofei e riconoscimenti), ma lo sport non era il suo unico interesse. Miglior studente del suo corso, la ragazza usò l'autorevolezza che aveva guadagnato per diventare una testimonial fra i giovani contro l'abuso di droghe ed alcool, partecipando a conferenze in tutti gli Usa, e giro' persino un video al proposito. Uno dei suoi sogni era
riuscire a creare un luogo, a Pine Ridge, ove i ragazzi e le ragazze potessero esprimersi al meglio: "Un posto libero da violenza, droghe, alcool, gelosie, razzismi. Io lo chiamo Citta' Felice". Quando incontrava qualche coetaneo giu' di morale, SuAnne cominciava subito a narrargli la sua visione e cercava di coinvolgerlo: "Bisogna lavorare molto, essere impegnati, accettare le critiche, e si', farsi crescere un po' di pelle dura, ma soprattutto non devi aspettare che sia qualcun altro a fare le cose per te. Sei tu che devi agire".
SuAnne aveva solo 17 anni quando mori' in un incidente d'auto, il 9 febbraio 1992. Il suo sogno e' stato raccolto dalla sua coraggiosa famiglia e dalla comunita' nativoamericana di Pine Ridge, con la fondazione del "Club per ragazzi e ragazze" intitolato a suo nome e l'apertura del ristorante "Citta' Felice, Usa". Ogni anno, il Club premia chi si e' impegnato particolarmente per l'abbattimento dei pregiudizi razziali e per la risoluzione non violenta dei conflitti nelle comunita'.